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lunedì 25 luglio 2022

Appunti di un seminario “Il movimento oltre il Corpo”

Yoga è movimento del corpo, ma un movimento attento e libero, anzi liberatorio, un movimento oltre il corpo. 
L’essere umano fuori dal tappetino è chiamato continuamente a muoversi nel corpo e nello spazio circostante del mondo, c’è quindi una correlazione tra l’essere umano nel mondo e lo yoga. 
Ma l’essere umano nel proprio modo di muoversi in se stesso e nel mondo è condizionato dalla propria natura e da tutto ciò da cui è circondato. In ogni suo gesto e movimento l’uomo è condizionato e spinto a fare delle scelte, prendere delle decisioni. Non ha piena libertà di azione e movimento, in ogni istante c’è un pensiero  che consapevolmente o nel subconscio lo condiziona e lo spinge a muoversi in un modo piuttosto che in un altro, disconoscendo così il proprio vero se e originale natura. 
Lo yoga invece ci fornisce gli strumenti per svincolarci da questi condizionamenti e liberarci e per ritrovare il nostro vero essere. 
Yoga è un termine molto antico e ormai presente nel nostro dizionario il cui significato è evoluto nel tempo, mantenendo però sempre qualcosa di costante. 
Nasce nel subcontinente indiano , abbondantemente presente nel periodo vedico nel nono, ottavo secolo a.c.
É un termine di uso comune, ma anche citato in testi sacri, i veda, che accompagnano tutta la civiltà indiana da quel periodo in avanti. 
In essi la parola yoga appare quindi sovente, ma in contesto prevalentemente militare.  Anche in ambito civile  come in agricoltura  compare e significa  semplicemente mezzo, metodo. 
È spessissimo associato a verbi di movimento, azioni, strettamente connesse al conseguimento e raggiungimento  di un obiettivo. Per esempio in contesto militare significava unire il carro ai cavalli in modo da stabilire un’unione tra loro e consentire al militare di muoversi per ottenere la vittoria della battaglia.
Anche in agricoltura significava compiere un gesto, unire il carro ai buoi, al fine di raggiungere lo scopo ultimo del sostentamento dell’uomo. 
Questa società era in perenne movimento, era una popolazione che cresceva molto rapidamente, compatibilmente con l’epoca in cui si collocava. 
Nel periodo successivo 6,5 secolo a.c., i testi sono le upanishad, testi successivi ai veda, periodo in cui sta per nascere il buddismo. 
Questi testi si scrivono in un periodo di enorme urbanizzazione,  boom economico e scambio socio culturale quindi non solo economico, ma anche forte scambio di idee e pensieri. Inizia a diffondersi la necessità di ricerca, di iniziare a  capire cosa non va e a porre rimedi per migliorarsi. In fondo i problemi dell’essere umano sono fondamentalmente sempre gli stessi .. il logorio della vita moderna, contestualizzata al periodo, ma comunque sempre gli stessi tipi di problemi che si susseguono nel tempo. Proprio in questo periodo comincia a tessersi quella stessa ragnatela di condizionamenti, presente anche nel nostro tempo, che inizia a delinearsi nella società e nell’interiorità dell’essere umano, con caratteristiche del periodo, ma pur sempre contaminazione del vero io. 
A causa di questa contaminazione, derivante quindi da tempi e società antiche, ogni esperienza, ogni conoscenza, lascia in noi una traccia indelebile, che ci condiziona ogni qual volta dobbiamo fare una scelta, dobbiamo muoverci.  Impedendoci per esempio di approcciarci ad una persona già conosciuta ogni volta come se fossimo al nostro primo incontro. Ogni nostro incontro é condizionato dal nostro vissuto insieme,  così che ogni gesto e intuizione non sono liberi e nuovi, ma frutto di un’esperienza passata riusata nel presente. 
Ciò significa che noi immagazziniamo tutto il vissuto che diventa abitudine e che resta in noi come uno schema che si propone e ripropone e che ci fa muovere attraverso meccanismi automatici.  Come nella peggiore delle esperienze, subire una violenza, lascia un’impronta e un segno così profondi da rendere chi la subisce timoroso e diffidente nei confronti di chiunque per tutto il resto della propria vita. Così ogni esperienza vissuta resta in noi come un’impronta che condiziona ogni nostra scelta e modo di essere e muoversi. 
Ebbene quello che dobbiamo cercare di fare invece è liberarci da questi automatismi, da questi schemi e maccanismi che non ci fanno comprendere bene quale sia la nostra reale natura e specificità. Perché per quante impronte siano tracciate in noi, l’essere umano è sempre riscrivibile o meglio l’uomo è sempre in grado di riadattarsi e ritrovare la propria natura e una propria specificità, così da esprimerla e realizzarla. 
“Siamo come un disco graffiato, nel cui solco la puntina cade e ricade continuamente.Ma possiamo ripulire il disco e riscrivere il nuovo graffio.”
Questa possibilità di riadattarsi però non è così immediata in quanto, quanto più le impronte sono profonde e ben radicate quanto più è difficile uscirne, così come il solco tracciato da un carro nel fango. Sarà sempre più profondo quanto più usato e sempre più difficile sarà uscirne.
In questo contesto lo yoga ci guida nel vedere la complessità di questi discorsi. Il condizionamento dato dai modelli, dalle esperienze e dalle impronte. Cominciando a vederli e cercando di capire quanto ci condizionano, lo yoga ci da i mezzi per spogliarcene e imparare a muoverci anche diversamente nel mondo e nella realtà di tutti i giorni, ed in primis sul tappetino. 
Ma cosa ci può condizionare ? Un evento particolare come  nel caso più estremo una violenza , un evento improvviso, ma anche il continuo condizionamento che tutti i giorni subiamo in ogni cosa della vita.
E come fa la yoga ad aiutarci a liberarci da questi condizionamenti costanti ? Praticando ogni giorno o comunque costantemente, invitandoci ad essere sempre focalizzati sul momento presente e a lasciarci invece alle spalle tutti i condizionamenti derivanti da esperienze pregresse, vecchie, antiche e passate. I condizionamenti dati dalle impronte e dai solchi dei passaggi fatti durante la nostra vita. Essere invece presenti e pertinenti con una visione lucida e consapevole di quel accade nel momento presente nel nostro corpo e nella mente e in quel che ci circonda. 
Concentrandoci sul nostro corpo fisico, con la pratica cerchiamo di raggiungere delle nuove forme per liberarci delle forme vecchie e usuali che ci tengono legati alle impronte del tempo e degli schemi. Il corpo fisico è molto centralizzante e importante poiché  tutti i condizionamenti della mente sono ben radicati in esso e vi si ripercuotono. Pertanto è strategico liberarlo attraverso un movimento che va oltre dal fisico al sottile. 
Vi sono dei testi, che però non vanno solo letti, bensì praticati, che sono gli yoga sutra, che analizzano e approfondiscono questa tematica dell’ abbandono al momento presente e di ogni forma condizionata derivante dal passato o proiettata nel futuro. Yoga sutra 1.2 
Yoga è libertà di movimento, senza nessun attaccamento e finalità, libertà di dissipare le vecchie impronte e i condizionamenti ed essere semplicemente se stessi. 
“essere solo se stessi e nessun altro e niente altro”
Abbandonarsi al momento presente senza forme note, senza passato e futuro, ma solo presente. Costruire sempre nuove forme non per raggiungere nuovi obiettivi o scopi,  ma per abbandonare le vecchie consuetudini, le vecchie e note forme. 
Espandersi fino a sciogliersi e dissolversi nell’aria insieme a tutti i condizionamenti e le impronte, fino a raggiungere quella sensazione di fine pratica dello shavasana. 


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Buona pratica

Solaika 


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